Luca Quaglia ai microfoni di Bergamo&Sport

ZOGNO – Quindici anni fa, grazie all’impegno e alla tenacia di un gruppo di genitori, nasceva l’ASD Rugby Zogno Valbrembana, società rivolta a ragazzi tra i 5 e 15 anni, partner del Rugby Bergamo 1950 (il più importante della provincia). La “mission”, ora come allora, quella di diffondere i valori e la cultura dello sport, quale elemento di passione ma anche di crescita personale. Da qualche tempo la società ha trovato “casa” nel centro sportivo Paolo Polli, tristemente chiuso in tempi di pandemia. Del momento attuale e delle prospettive future del movimento rugbistico parliamo con Luca Quaglia, presidente del sodalizio zognese della palla ovale.
Il rugby è stato il primo sport a fermarsi, sospendendo il torneo “Sei Nazioni” e dichiarando conclusi i campionati. Inevitabile?
“Assolutamente d’accordo, possiamo discutere sulle tempistiche della comunicazione ma è stata una scelta sensata. Il rugby è sport di contatto, quindi ad alto rischio. Questa situazione ci ha spiazzato, la nostra attività è stata bloccata e non si sa per quanto”.
Come avete affrontato il periodo di lockdown?
“Sin dall’inizio ci siamo preoccupati di come mantenere il legame tra società, tecnici, ragazzi e genitori, i quattro pilastri del nostro sport. Siamo partiti dalla considerazione che la situazione ci accomunava tutti, cambiando le dinamiche del rapporti a ogni livello e sotto diversi aspetti. Siamo partiti da una diretta Facebook con don Simone, parroco di Zogno, per capire insieme cosa ci stava capitando e come ripensare il tempo, utilizzandolo in maniera diversa. Passando all’ambito comportamentale, Il nostro allenatore, che è anche psicologo, ha preparato diversi video che trattavano temi quali la paura, l’angoscia, il futuro. Ci siamo occupati anche dell’attività fisica, con suggerimenti di esercizi da fare a casa per ragazzi e genitori. Una nostra allenatrice, che è anche psicomotricista (Lucia Giupponi n.d.r.), ha creato quattro “pillole” sul miglioramento di qualità delle relazioni, ad esempio tramite l’osservazione dei nostri figli, sfruttando il tempo trascorso insieme per cogliere particolari che la vita frenetica che conduciamo ci impedisce di afferrare. Abbiamo infine predisposto una sorta di allenamento online, in cui venivano spiegati in diretta gli esercizi”.
Premesso che il rugby è sport di contatto e legato, più di altri, a momenti di convivialità (il famoso “terzo tempo”) come immagina la ripartenza?
“Non sarà facile, dobbiamo ancora capire come ripartire. Ci sono due grossi problemi: è difficile pensare di organizzare la prossima stagione senza conoscerne le tempistiche; poi c’è il problema degli sponsor, che ci forniscono i contributi economici per portare avanti i nostri progetti. Oggi tutto questo è in discussione, non sappiamo se continueranno a darci una mano. Un discorso che vale non solo per il rugby ma per tutto il mondo dell’associazionismo sportivo. Per questo ho chiesto per settimana prossima un incontro tra tutte le realtà rugbistiche della bergamasca (Bergamo, Alzano, Osio, Brembate, Valcavallina e altre). Occorre capire cosa fare insieme in questo momento di difficoltà, aiutandosi vicendevolmente. Purtroppo le informazioni che quotidianamente ci arrivano non sono rosee, il rugby ha un coefficiente di rischio tra i più alti, non è il tennis, il nuoto o il golf. Ciò non toglie che come società non siamo fermi, continuiamo a occuparci della manutenzione dell’impianto di via Polli, un patrimonio comune, a disposizione di tutti i ragazzi che hanno voglia di fare. Nostro compito è valorizzarlo sempre di più. Stiamo anche pensando ad attività d’ingaggio e promozione per la prossima stagione. A questo scopo è stato creato un “laboratorio delle idee”, un team di persone che elabora strategie da portare e discutere in consiglio”.
Quali sono le vostre proposte in tema di aiuti economici?
“Esistono già norme che invogliano gli sponsor a investire nello sport dilettantistico. Non abbiamo mai accettato pratiche scorrette da parte di chi voleva lucrare sul contributo elargito. Ciò detto, sarebbe certamente utile aumentare la soglia delle detrazioni fiscali”.


Giuseppe Fappiano